CERIMONIA 2 GIUGNO 2024 SALA CONSILIARE – ORE 10,30
Intervento del Sindaco
Porgo il saluto mio personale, e dell’Amministrazione comunale tutta, alle autorità civili e militari, ai rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, ai cittadini che sono intervenuti a questa cerimonia.
Un saluto particolare e un ringraziamento va al dr. Ettore Picardi, Procuratore della Repubblica di Teramo, nostro concittadino, uomo di profonda cultura, che ha accettato il nostro invito a svolgere una riflessione su questa ricorrenza a cui ha voluto dare il titolo di “Repubblica e democrazia, storia ed attualità".
Io partirei proprio da questo tema per capire se, a quasi 80 anni di distanza, quello che è scritto nella carta fondamentale della Repubblica Italiana è ancora attuale e soprattutto è presente nella vita di ognuno.
La vita di noi tutti si svolge in luoghi precisi, spesso gli stessi: casa, scuola, lavoro, spazi cittadini o di campagna. Noi assumiamo comportamenti in relazione al contesto in cui ci troviamo perché viviamo costantemente accanto ai nostri familiari, agli amici, ai colleghi.
Ma se riflettiamo su ciò che fa da sfondo ai nostri comportamenti, e li condiziona, ci accorgiamo che essi si ricollegano direttamente ai principi e ai valori che stanno alla base della nostra società e del suo ordinamento, alla storia del nostro Paese, che ne hanno determinato il presente. Quei principi e quei valori che ritroviamo scolpiti nella Carta Costituzionale.
Il diritto all’eguaglianza, alla salute, al lavoro, alla libertà di espressione, alla libertà religiosa, alla tutela del paesaggio, al rifiuto della guerra, il diritto di riunione sono cardini insostituibili nella costruzione della personalità di ogni italiano nonché criteri immediatamente applicabili nelle situazioni concrete della vita di ognuno.
La Costituzione della Repubblica Italiana è una guida alla vita: i principi fondamentali che vi sono descritti non sono mere e astratte enunciazioni scritte a tavolino dai Padri Costituenti ma sono l’elaborazione dell’esperienza vissuta da un popolo in 20 anni di dittatura e in 5 anni di guerra rovinosa e carica di lutti. Quell’esperienza insegnò agli Italiani che le
libertà, i diritti non solo vanno scritti in modo indelebile nel cuore della società ma vanno curati, tutelati, protetti ogni giorno, in ogni occasione. Girarsi dall’altra parte quando essi vengono messi in discussione porta alla loro compressione: non si può barattare una tranquilla esistenza con l’annullamento della libera coscienza e della possibilità di costruirsi un futuro.
La Costituzione italiana è un testo semplice, e al tempo stesso ricco di significati in ogni frase: essa ci parla delle circostanze in cui fu scritta, della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, dell’accordo di tutta la politica di allora sui principi fondamentali della democrazia, conquistata a prezzo di dure lotte durante la Resistenza, della nascita della Repubblica nella quale viviamo.
Essa ci parla di una società ben regolata, cioè di un obiettivo ideale per ogni convivenza civile. In questo senso essa è una mappa: di ciò che il nostro Paese in parte è diventato, e in parte dovrebbe ancora aspirare ad essere.
La nostra Costituzione è certamente un testo che può essere aggiornato ai tempi che cambiano, quello che non può cambiare è il principio fondante della carta stessa, ovvero che essa ha una potenza superiore ad ogni legge perché esprime valori superiori ad ogni preferenza di parte: l’eguaglianza, la solidarietà tra gli italiani, il rifiuto della guerra, la libertà di parola, il suffragio universale, la tutela della salute, l’unità del Paese, non potranno mai essere messi in discussione, a prescindere dalla maggioranza politica di turno al governo dell’Italia.
Detto questo, è inutile negare che le istituzioni nate oltre settant’anni fa vivano un momento di crisi di credibilità. I cittadini manifestano in ogni modo la loro sfiducia, ad iniziare dalla deludente affluenza alle urne. Credo sia necessario un grande sforzo da parte di tutti, perché attraverso il comportamento pubblico e privato delle persone incaricate di ruoli istituzionali, si recuperi quella credibilità che sembra appannata. I parlamentari, i ministri, i sindaci, gli amministratori regionali, provinciali, comunali, i magistrati, i funzionari dello Stato devono tornare ad essere punti di riferimento per i cittadini perché solo la fiducia che essi ripongono in queste istituzioni e in chi le rappresenta rafforza la democrazia; e ogni sforzo, ogni comportamento di quanti hanno responsabilità pubbliche finalizzato a questo obiettivo rappresenta un importante servizio alla democrazia.
Infine, mi sia permesso di fare un riferimento alla prossima scadenza
elettorale che ci vedrà chiamati al voto per rinnovare il parlamento europeo. Le istituzioni europee non sfuggono a quella crisi di cui ho parlato prima: gli italiani, che hanno sempre dichiarato il loro profondo europeismo, ben più forte di quello di tanti altri popoli, ora vacillano nelle loro convinzioni. L’Europa ha sempre più difficoltà a farsi ascoltare nelle sedi internazionali, non riesce quai mai a parlare con una sola voce e quella voce appare spesso contraddittoria e incomprensibile ai cittadini.
Eppure, questo è il momento per pretendere un’Europa più forte: ma non un’Europa dei burocrati, delle norme astruse e incomprensibili, delle cancellerie che si accordano su questo o su quel progetto in base alle convenienze dei singoli stati, bensì un’Europa che sappia assumere sulle sue spalle parti fondamentali del potere pubblico, ad iniziare dalla difesa e dalle politiche economiche e fiscali, e si faccia promotrice di una nuova stagione di pace nella libertà, concetto alla base dello spirito comunitario che ispirò i sei Paesi fondatori.
A tal proposito mi piace chiudere con una citazione che risale ad oltre mezzo secolo fa ma che è quantomai attuale nella situazione che ho appena descritto. E’ del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Scriveva Einaudi nel 1954, quando il cammino dell'unificazione europea si era appena avviato: "Nella vita delle nazioni, di solito l'errore di non saper cogliere l'attimo fuggente è irreparabile. La necessità di unificare l'Europa è evidente. Gli stati esistenti sono polvere senza sostanza. Solo l'unione può farli durare. Il problema non è fra l'indipendenza e l'unione; è fra l'esistere uniti e lo scomparire".
Oggi è proprio questa è la posta in gioco: da soli non esistiamo, uniti possiamo guardare con fiducia al futuro nel segno dei valori che ci ha tramandato la nostra Costituzione e che ritroviamo nei principi fondanti della comunità degli stati europei.
Vi ringrazio.
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