Carissimi,
l'iniziativa di presentazione del libro "Cari ragazzi..." La Resistenza a San Benedetto e lungo la costa adriatica ha visto la partecipazione, malgrado l'inclemenza del tempo, di storici locali, giovani, rappresentanti delle istituzioni e di associazioni culturali e semplici cittadini che hanno avuto modo di conoscere fatti sulla Resistenza a San Benedetto riguardanti il periodo dall'8 Settembre 1943 al 18 giugno 1944 data della liberazione da parte del II Corpo d'Armata dell'esercito polacco guidato dall'allora generale Anders, ai più sconosciuti attraverso riflessioni e contributi di tutti i relatori. Molto apprezzate le proiezioni di interviste di testimoni del tempo che hanno reso attuali quei fatti storici. e gli interventi del presidente dell'Anpi prof. Antonio Bruni, del prof. Ruggero Ranieri di Sorbello presidente dell'omonima fondazione, dello storico sambenedettese Gino Troli e del prof. Costantino di Sante dell'Università del Molise. E' stata ricordata la figura del partigiano Elio Tremaroli per il suo impegno nella divulgazione di quei fatti soprattutto alle giovani generazioni e del doveroso ricordo di quei partigiani, patrioti e semplici cittadini di San Benedetto che hanno dato la vita per liberarci dalla dittatura fascista e dalla occupazione nazista dell'Italia e per dare l'avvio ad un periodo, quello del dopoguerra, che doveva lasciarsi alle spalle un passato che aveva visto un Paese sconfitto da una guerra terribile con morti, devastazioni e una città, come San Benedetto da ricostruire perché anch'essa distrutta dai bombardamenti alleati.
Il Presidente
Prof. Antonio Bruni
TESTIMONIANZE, RACCOLTE DA ELIO TREMAROLI PRESSO LA SEZIONE A.N.P.I. DI SAN GIOVANNI VALDARNO, SULLA FUCILAZIONE DI TRE PARTIGIANI DELLA "BANDA PAOLINI"
Presentazione del libro di Elio Tremaroli
Circolo Nautico
San Benedetto del Tronto 23 giugno 2023
Ruggero Ranieri
Sono molto contento che sia finalmente uscito questo volume di Elio Tremaroli che è stato in gestazione per molti anni. Ormai parecchio tempo fa ne avevo scritto la prefazione oltre a collaborare a sistemare note storiche; rileggendola oggi non ne cambierei nemmeno una virgola. La scrissi con grande riconoscenza e con impegno. Vi racconto la storia del mio incontro con Elio Tremaroli nell’anno 2000 e le nostre mille conversazioni sulla resistenza antifascista di questa regione delle Marche meridionali.
Oggi vorrei fermarmi su un paio di considerazioni. Innanzitutto vorrei sottolineare il quadro generale che esce da questa ricostruzione di Tremaroli e cioè la caratteristiche della resistenza antifascista a San Benedetto del Tronto e dintorni. Il racconto spesso diventa molto dettagliato e quindi mi limito qui a tracciare alcuni punti molto generali. In sostanza l’attività antifascista si divideva da una parte nell’azione di alcuni gruppi che venivano spesso individuati come “gruppi di combattimento”, non molto numerosi, male armati con mezzi di fortuna e comandati molto spesso da militari italiani che, dopo l’8 settembre, avevano continuato a combattere il nemico tedesco. Sorsero anche nella zona Comitati di liberazione nazionale, per esempio ad Ascoli ma anche a Fermo e a San Benedetto e questi naturalmente erano dominati da figure più politiche, però la resistenza armata si presenta in questo territorio, almeno per tutta una prima fase, particolarmente priva di un forte ancoraggio politico, partitico e quindi anche ideologico. Ci fu, mi sembra, anche una debolezza nel costruire un coordinamento fra le varie bande che si mossero spesso in modo autonomo anche se si tentò di costruire dei comandi sovraordinati.
Accanto a questa attività dei gruppi di combattimento ve ne era un’altra che ruotava intorno alla presenza nelle campagne di moltissimi prigionieri alleati usciti dai campi di concentramento e dispersi alla macchia. In verità insieme ai prigionieri alleati vi erano altri tipi di rifugiati: ebrei, italiani sbandati e perseguitati ed altri ancora. Le Marche erano diventate quasi un punto di raccolta di questa varia umanità e questo in quanto vi erano nella regione stessa tre campi prigionieri importanti: Servigliano, Sforzacosta e Monte Urano. Inoltre vi confluivano prigionieri evasi dai campi più a nord della Romagna o delle zone appenniniche umbro marchigiane, per esempio da Colfiorito e dalla Val Nerina.
Queste centinaia, se non migliaia, di prigionieri dovevano essere accuditi ed eventualmente portati in salvo, in quanto la loro massima aspirazione era di raggiungere i loro reparti e comunque il territorio già in mano agli Alleati.
L’operazione di salvataggio dei prigionieri alleati fu organizzata dall’A Force, un reparto specializzato dell’intelligence alleata. Si montarono operazioni via mare e operazioni via terra.
Alle operazioni dell’A Force collaborarono molti elementi patriottici locali o militari antifascisti. Uno di questi fu Elio Tremaroli. Questo tipo di operazione si presta difficilmente a una compiuta ricostruzione in quanto si trattò di una miriade di piccoli episodi, salvataggi, fughe, tradimenti, sbarchi e reimbarchi, operazioni marine ecc. In questo fitto reticolato vi erano alcuni punti fermi e cioè, i presidi e i percorsi organizzati dagli agenti del comando alleato fra cui vi era anche mio padre Uguccione, il quale lavorò spesso a partire da Villa Vinci a Bocca Bianca presso Cupra Marittima. La cosiddetta Rat Line, che nasce nel dicembre 1943, partiva da Villa Stipa presso Appignano. Questa storia è stata raccontata in altre ricostruzioni e memorie, vedi per esempio I diari di Babka di Alessandro Perini uscito nel 2007, e si trova anche in molti testi sulla resistenza nel Piceno a partire da quello di Max Salvadori. Il racconto di Tremaroli vi aggiunge particolari inediti e soprattutto il punto di vista più vicino a quello della popolazione locale, che spesso interagiva con strategie di cui non capiva bene l’intreccio, ma a cui aderiva, almeno molti patrioti aderivano, con passione e forte spirito militante.
Ecco, direi che l’attività antifascista in questo territorio si divise in questi due segmenti che spesso interagivano fra di loro, ma erano in un certo senso distinti. La ricchezza del lavoro di Tremaroli è di immergersi in questo disordine operativo cercando di dare più possibile il senso della battaglia, ricostruendo e raccontando tanti episodi spesso anche piccoli, ma non per questo da dimenticare: episodi di eroismo, di sacrificio, qualche volta anche di tradimento.
A questo punto vorrei fare un discorso sulle fonti del lavoro di Tremaroli. Si tratta di un’intervista e quindi non vi è una precisa indicazione delle fonti usate per ricostruire la trama storica e questo è forse un punto debole, perché molti episodi andranno verificati o riverificati su altre fonti documentarie o a stampa. Io sono convinto, però, avendolo conosciuto abbastanza bene, che le fonti a cui attinse furono tre: una era la sua memoria personale, ovvero la ricostruzione di quello che aveva fatto e che gli era successo; in secondo luogo, una serie di interviste e ricognizioni svolte per ritrovare persone, luoghi e segni di ciò che era successo. Appare chiaro come Tremaroli abbia battuto casa per casa tante di queste zone parlando con moltissimi interlocutori. In terzo luogo egli si era dedicato a un’attività di studio molto intensa nelle biblioteche e negli archivi con i suoi strumenti di ricercatore che aveva dovuto affinare passo passo: aveva letto giornali, libri e verbali di processi. Da tutto ciò, nelle sue risposte alle domande degli studenti emerge un misto di storia, memoria orale e testimonianza personale.
Perché lo fece? Dedicando un’importante parte della sua vita o perlomeno dell’ultima parte della sua vita a questo lavoro? Indubbiamente fu aiutato da alcuni amici che sono stati fra i curatori del volume e particolarmente Antonio Bruno, Giuliano Chiavaroli e anche altri per esempio Annelise Nebbia. Tuttavia va detto che egli mantenne rispetto a tutti questi interlocutori, così a me sembra, una certa distanza: si concedeva, ma si manteneva in qualche modo riservato e indipendente, quasi non si volesse concedere del tutto. Oggi mi sembra di aver capito meglio perché. Questo libro era un po’ un viaggio dentro se stesso: aveva vissuto molti episodi con passione giovanile ma con scarsa consapevolezza; forse aveva sfiorato molte situazioni di cui non capì a fondo, in un primo momento, il valore e l’importanza. Aveva assistito a gesti eroici, a uomini di valore, veri e propri eroi come il tenente Paolini e forse, ma dico forse, non li aveva subito completamente compresi. E allora, a un certo punto della sua vita, c’è voluto tornare per capire meglio se stesso e gli episodi che aveva vissuto. Questo libro, quindi, è una specie di commedia della propria vita, in cui vuole lodare e premiare gli amici e condannare quelli che aveva visto compiere il male. Questo viaggio si deve fare da soli perché non tocca solo la storia ma anche l’intima coscienza. Ecco, questo secondo me spiega il suo riserbo insieme alla sua grande volontà di comunicare e la sua grande vivacità e cordialità. Un misto singolare, ma a ben pensarci abbastanza profondo.
Un ultimo aspetto che vorrei sottolineare è come, proprio per quanto ho detto, mentre alcuni personaggi vengono descritti con toni quasi eroici, un po’ retorici, come nella prima letteratura post bellica sulla Resistenza, nel racconto di altri, spesso legati al mondo contadino, il tono si fa più amichevole, vengono raccontate le loro tribolazioni, la difficoltà di sbarcare il lunario, le decisioni difficili che dovettero prendere, vengono ricordati anche i loro nomignoli in dialetto. Questo è un aspetto direi quasi di storia sociale che traspare in varie parti del libro.
Infine, ultima cosa, l’orgoglio, che Elio sentiva molto ma di cui parlava poco, di portare San Benedetto alla ribalta di una vicenda resistenziale. Mi ricordo che era sempre un po’ insoddisfatto dei testi storici che leggeva perché, secondo lui, parlavano troppo poco della propria città.
Ruggero Ranieri
RECENSIONE di Antonella Roncarolo
Titolo: "Cari ragazzi..." di Elio Tremaroli
Editore: Antonio Bruni, Presidente della sezione Anpi di San Benedetto del Tronto e Vice Presidente del comitato provinciale di Ascoli Piceno
"Cari ragazzi..." libro del compianto partigiano Elio Tremaroli scomparso il 31/05/2008 rappresenta una pietra miliare nell'ambito della letteratura di memoria storica locale, illuminando con una prospettiva unica la Resistenza a San Benedetto del Tronto e sulle coste dell'Adriatico.
Tremaroli, che non è uno storico di formazione, in questo libro, fortemente voluto dalla sezione ANPI di San Benedetto del Tronto, si rivela tuttavia un testimone straordinario, riuscendo ad amalgamare un'accurata ricostruzione cronologica con una narrazione vivida ed emotiva. Il suo stile di scrittura, sebbene semplice, è imbevuto di una profonda sensibilità, non offrendo il testo una semplice sequenza di fatti asciutti, bensì ricamando una trama complessa di memorie, echi di voci e storie di coraggio e resistenza, citando centinaia di nomi, luoghi e date.
L'approccio è quello dell'intervistato, del testimone che rievoca e che traccia un percorso preciso attraverso i meandri della storia. In questo modo, Tremaroli riesce ad infondere nei suoi lettori un senso di partecipazione attiva, trascinandoli nelle trame intricate della Resistenza, attraverso una miriade di dettagli che animano i personaggi e i luoghi, rendendoli tangibili, reali. Si ha quasi l'impressione di camminare sulle stesse strade, di sentire gli stessi timori e speranze, di respirare la stessa aria densa di attesa e lotta.
C'è un certo rispetto per la memoria che permea ogni pagina del libro e, nonostante l'elenco impressionante di nomi, luoghi e date, non ci si perde mai nel testo, perché ogni dettaglio è incastonato nel racconto come un prezioso tassello di un mosaico più grande. Questa attenzione scrupolosa al dettaglio, combinata con una narrazione coinvolgente, fa di "Cari ragazzi..." un lavoro eccezionalmente vivido e memorabile.
La storia della Resistenza è certamente un tema gravoso, ma Tremaroli riesce a gestirlo con una delicatezza e un rispetto che rendono il suo libro un'opera indispensabile per chiunque sia interessato alla storia locale di San Benedetto del Tronto e delle coste dell'Adriatico. Allo stesso tempo, "Cari ragazzi..." è un promemoria universale del valore del coraggio, della resistenza e dell'umanità in tempi di guerra. Le figure che emergono dal racconto sono delineate con una vividezza straordinaria: non sono solo nomi su una pagina, ma personaggi reali, palpabili, che prendono vita tra le parole dell'autore.
Solo alcuni nomi, tra i tanti citati nel testo: il sottotenente Gian Maria Paolini, fondatore della banda Paolini e poi tragicamente fucilato dai fascisti, viene ritratto come un eroe della Resistenza, la sua determinazione e il suo sacrificio rendono il suo personaggio indimenticabile.
Il tenente Carlo Alberto Della Chiesa, dopo l’8 Settembre 1943 comandante della stazione dei carabinieri di San Benedetto del Tronto, altro protagonista di questo intricato scacchiere di resistenza, emerge come figura di grande forza morale, la sua vicenda personale incorniciata nel contesto più ampio della lotta contro l'oppressione.
Un accenno particolare merita il racconto dei marescialli dei carabinieri Luciano Nardone e Isaia Ceci, che con coraggio e abnegazione vengono descritti mentre sacrificano la propria vita per difendere i magazzini di viveri destinati alla città, trucidati dai nazisti. L'eco delle loro gesta risuona lungo tutto il libro, simbolo del coraggio e dell'altruismo che la Resistenza ha rappresentato.
Le figure del Comandante Nebbia e di Uguccione Ranieri, infine, vengono ritratte con un misto di rispetto e ammirazione, incarnando l'indomito spirito di resistenza che animava tanti in quel periodo oscuro.
"Cari ragazzi..." è dunque un libro che celebra gli eroi noti e meno noti della Resistenza, riportandoli in vita attraverso la penna di un testimone diretto. Un'opera che, attraverso la narrazione di queste vicende personali, contribuisce a mantenere viva la memoria di un periodo che ha segnato in modo indelebile la storia del nostro Paese.
Tuttavia il resoconto di Tremaroli non si ferma alla narrazione delle figure eroiche, raccontando anche i fatti tragici avvenuti a San Benedetto del Tronto dal 8 settembre 1943 fino alla liberazione e trasportando il lettore nel cuore oscuro di quegli anni.
Gli episodi sanguinosi alla stazione nel settembre 1943 sono resi con un realismo disarmante: soldati tedeschi che lanciano bombe a mano contro innocenti bambini in cerca di pane, scene di orrore e disperazione che si imprimono nella memoria del lettore. L’autore riesce a dar voce a questi momenti di terribile brutalità con un tono che, pur essendo misurato, non nasconde l'orribile realtà di quegli eventi.
Il libro narra inoltre dei bombardamenti delle forze alleate, presentando un'immagine vivida e terribilmente realistica del caos e della devastazione che questi eventi hanno causato.
Ma "Cari ragazzi..." non è solo un libro di guerra e distruzione. Allo stesso tempo, Tremaroli offre uno sguardo autentico sulla vita quotidiana e sulla sopravvivenza dei sambenedettesi in quel periodo. Racconta storie di coraggio, di determinazione, di resistenza quotidiana, ma anche di semplici gesti di solidarietà e di umanità. In questo contesto, anche i piccoli atti quotidiani assumono un significato profondo, diventando simboli di resistenza e di speranza.
Un ulteriore elemento di rilievo nel libro di Elio Tremaroli è l'importante ruolo delle donne nella Resistenza locale. L'autore rende giustizia alla presenza femminile, sottolineando che, sebbene le donne sambenedettesi non fossero armate come nel Nord, il loro contributo fu comunque di vitale importanza. Tremaroli racconta con profonda sensibilità le storie di queste donne coraggiose, che con gesti di accoglienza, di cibo caldo, di cura dei partigiani, sfollati e prigionieri alleati sbandati dopo l'8 settembre, contribuirono alla Resistenza in maniera cruciale. Queste donne, spesso dimenticate dalle narrazioni ufficiali, emergono nelle pagine del libro come eroine silenziose, la cui determinazione e coraggio costituirono un supporto fondamentale per la lotta alla tirannia.
Le figure delle staffette partigiane, che svolsero un ruolo cruciale, fungendo da collegamento tra le diverse cellule di resistenza, rischiando la vita per consegnare messaggi e informazioni vitali in particolare, sono tratteggiate con grande rispetto e ammirazione, il loro coraggio e la loro abnegazione sono ritratti in modo vivido e commovente.
La notte tra il 18 e il 19 giugno 1944 segnò la liberazione di San Benedetto del Tronto da parte delle truppe del secondo corpo d'armata polacco. Questo evento cruciale pose fine all'occupazione tedesca nella città poiché l'avanzata delle truppe polacche, ben organizzate e determinate, ha consentito il ritorno alla normalità e alla libertà per i cittadini di San Benedetto del Tronto. Tuttavia, anche se in ritirata, l'esercito tedesco rimase una forza ben organizzata, come dimostrato nelle successive fasi del conflitto.
Questo contesto fornisce un importante sfondo storico al libro di Elio Tremaroli, e alla Resistenza italiana nel suo complesso e la città non ha dimenticato chi ha combattuto ed è morto per la libertà.
Nel 2022, il Sindaco Antonio Spazzafumo ha inaugurato una targa sulla strada statale in onore del secondo corpo d'armata polacco, come ricordo della loro impresa liberatrice. Inoltre, nel centro della città, alcune strade furono intitolate nell’immediato dopoguerra ai partigiani, come ulteriore tributo a coloro che hanno resistito all'oppressione e hanno dato il loro contributo alla causa. Questi gesti non solo onorano il passato, ma servono anche come promemoria costante dell'importanza dei valori di resistenza e libertà.
Durante la presentazione alla cittadinanza, il curatore del libro Antonio Bruni ha sottolineato l'importante ruolo della Resistenza. Anche se non dotata della stessa forza militare degli eserciti alleati, la Resistenza ha svolto un ruolo chiave nel plasmare l'Italia del dopoguerra, piantando i semi che avrebbero portato alla nascita della Costituzione Italiana.
In conclusione dell’evento, è seguito un momento di grande rilievo: sono stati proiettati una serie di interviste curate dal Dott. Giuliano Chiavaroli, Vice Presidente della sezione ANPI di San Benedetto del Tronto. Tali interviste, realizzate con maestria da Elio Tremaroli, hanno reso vivo e tangibile il ricordo dei testimoni del tempo, offrendo un prezioso contributo alla serata.
"Cari ragazzi..." è un libro che racconta di eroismo e sacrificio, ma anche di speranza. È una testimonianza preziosa di un periodo storico cruciale, raccontata con autenticità e sensibilità da un testimone oculare di quelle vicende. Grazie a Tremaroli, queste storie non verranno dimenticate, ma continueranno a vivere nelle pagine del suo libro, a educare le generazioni future e a ricordarci il valore del coraggio e della resistenza.
Antonella Roncarolo




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